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Delfina Acuto Herbert
(marzo 2004 -- Sarasota, FL)


Il mio nome e' Delfina Acuto Herbert. Dal lato paterno discendo da due famiglie di Piemontesi, Acuto e Botto. Mia nonna, Delfina Botto, mio nonno, Giovanni Luigi Acuto e mio padre, Paolo Giuseppe Acuto, nacquero tutti a San Germano di Casale Monferrato.

Delfina Botto, nata il 23 ottobre 1878, era la maggiore di otto fratelli. Sua madre e suo padre erano Angela Caligaris e Giuseppe Botto. Lei aveva due sorelle e cinque fratelli. La sua sorella gemella, Giuseppina, mori' tre giorni dopo la sua nascita. L'altra sorella, Virginia, mori' all'eta' di 2 1/2 anni. I suoi cinque fratelli, Pietro, Paolo, Luigi, Camillo ed Ottavio, vissero tutti a San Germano di Casale Monferrato (ora provincia di Alessandria).

Giovanni Luigi Acuto, nato il 6 settembre 1877, era il piu' giovane di tre fratelli. Suo padre era Paolo Acuto, sua madre Prospera Barbano. Anche i suoi fratelli maggiori, Angelo ed Enrico, risiedevano a San Germano di Casale Monferrato.

Per quanto riguarda il lato materno, i miei nonni nacquero in Lombardia, nelle zone di Brescia e di Pavia. Poiche' loro non erano originari della regione Piemonte, non sono stati presi in considerazione in questa presentazione.

Da dove la sua famiglia emigro' e quando? Chi emigro' (se stesso, i genitori, i nonni) e quali erano i loro nomi?

Mio nonno, Giovanni Luigi Acuto, a 28 anni e sposato, emigro' da solo negli Stati Uniti nel 1905 da San Germano di Casale Monferrato. Da Ellis Island a New York City, viaggio' verso l'area di Ludlow/Delagua in Colorado, per raggiungere il suo amico, Stefano Patrucco e per lavorare nelle miniere di carbone. Lui rimase nel Colorado fino al 1908 quando ritorno' a San Germano.

Nel gennaio 1909, Giovanni, ora trentunenne, ritorno' negli Stati Uniti e porto' con se' la moglie, Delfina Botto, di 30 anni, ed il loro figlio, mio padre, Paolo Acuto, di 6 anni. Da Ellis Island la famiglia si sposto' a Delagua in Colorado, per raggiungere il loro amico Vincenzo Barbano.


Cosa li condusse alla loro destinazione (parenti gia' la', speranze di un lavoro ad un mulino, miniera, ecc. Per favore spieghi)?

Giovanni Acuto era un minatore specializzatosi in Piemonte. Insieme con i suoi due fratelli, Angelo ed Enrico, lavorarono presso una miniera di gesso a San Germano. Funzionari di miniera americani promossero, apparentemente, l'opportunita' per un lavoro negli Stati Uniti per personale europeo. (Alcuni) amici di famiglia gia' erano emigrati nel Colorado meridionale. La famiglia Acuto si stabili' a Delagua, nel Colorado.

(N.B. Delagua, Colorado era una citta' di baracche, legata alle miniere di carbone, nella Contea di Las Animas, nella parte meridionale dello stato. Era a 6 miglia ad ovest di Ludlow ed a 15 miglia a nord di Trinidad. La citta', o l'accampamento, diede alloggio ai lavoratori ed alle loro famiglie. Il campo includeva (anche) un edificio scolastico. La miniera di carbone e la citta' erano proprieta' della Societa' Combustibili Victor American. La miniera fu considerata la piu' grande produttrice singola di carbone del Colorado. Il campo di minatori fu, col tempo, chiuso e la citta' stessa non esiste piu').

L'8 Novembre 1910 una tragedia li colpi'. Mio nonno fu ucciso a 33 anni da una forte esplosione in miniera che uccise molti minatori. I minatori furono seppelliti in una fossa comune vicino a Delagua, nel Colorado.

(N.B. L'esplosione nella miniera di Delagua avvenne approssimativamente alle 2 pomeridiane dell'8 novembre 1910 e causo' la morte di 79 uomini. Fortunatamente, era giorno di elezioni e molti uomini avevano lasciato la miniera a mezzogiorno per andare a votare e non erano ritornati a lavorare. Altrimenti, il numero di vittime sarebbe stato molto piu' alto. Molto e' stato scritto sui dettagli di questo incidente, sulla sua causa, sui tentativi di soccorso e su dove e come gli uomini morirono. Queste informazioni ed i rapporti particolareggiati dei testimoni oculari dell'incidente sono stati ritrovati al Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, alla Salute Nazionale dei Minatori ed all'Accademia di Sicurezza. Un mese prima dell'esplosione un grande incendio distrusse molte delle infrastrutture della miniera; questo ridusse la produzione della miniera da 3,000 tonnellate ad approssimativamente 1,000 tonnellate al giorno. Circa un'ora prima dell'esplosione un incendio comincio' a divampare in un'altra sezione della miniera. Al momento dell'esplosione c'erano 118 uomini nella miniera. L'esplosione, attribuita a polvere di carbone, aveva anche anche messo fuori uso la ventilazione della miniera. Alcuni morirono per lo spostamento d'aria, altri per mancanza di aria. Il registro dell'incidente contiene due errori. Giovanni e' elencato come "Joe" e la sua nazionalitˆ come messicana.)

Dopo la morte di Giovanni Acuto, Delfina e Paolo si trasferirono a New York City. Loro vissero al 426 Ovest della 45ma Strada, in un quartiere di abitazioni popolari e di depositi alimentari, con prevalenza di italiani ed immigrati irlandesi. Il piccolo edificio esiste ancora oggi. Il quartiere, noto come la "Cucina dell'Inferno" era un'area corrotta, povera e qualche volta violenta. Delfina lavoro' nelle cucine di un ristorante. Nel 1911, incapace di accudire a suo figlio, Paolo fu rimandato a San Germano sotto le cure di suo nonno, Giuseppe Botto.

Durante i suoi anni a San Germano di Casale Monferrato, Paolo frequento' la scuola e lavoro' con la famiglia nei campi. Tra il 1922 ed il 1925 suo zio, Luigi Botto, lo assunse come tipografo compositore nella sua tipografia, "Unione Tipografica Popolare di Botto, Alessio & C.," e gli insegno' il mestiere. Paolo divenne membro della Federazione Italiana dei Lavoratori.

Paolo e sua madre, Delfina rimasero separati per 14 anni. Nell'ottobre 1925, Paolo ritorno' a New York City e si riuni' con sua madre.

Grazie ad una lettera di raccomandazione di suo zio ed alla sua appartenenza alla Federazione italiana dei Lavoratori, gli fu possibile diventare membro dell'Unione dei Compositori di New York, Unione Tipografica Italiana N. 261. Lavoro' come compositore per "Il Progresso Italo-Americano", giornale quotidiano con sede in Elk Street 42, New York City. Il Progresso era un giornale fondato nel 1880. Paolo continuo' a lavorare la' fino alla sua morte, avvenuta nel 1959 all'eta' di 57 anni.


Emigrarono verso altra localita' prima o dopo (Argentina, Francia, Inghilterra ecc.)?
No, non emigrarono in un altro paese.


Si stabilirono fra altri Piemontesi e furono membri di una Societa' di Piemontesi (confraternita, mutuo soccorso..., ecc.)?

Loro non furono mai membri di una societa' Piemontese organizzata. Comunque, sulla base di fotografie e lettere, i miei nonni furono amici intimi con altri Piemontesi dell'area di Trinidad/Delagua, Colorado. Durante i molti anni vissuti nell'area di Hell's Kitchen (Cucina dell'Inferno) di New York City, mia nonna fu amica di altri Piemontesi che vivevano nel quartiere.

La stessa cosa valse per mio padre quando ritorno' a New York City nel 1925. Lui e sua madre stabilirono molti legami stretti con i Piemontesi a New York e nel New Jersey.


La Sua famiglia mantenne le tradizioni Piemontesi -- lingua, cultura, storia, cucina, ecc.?

Si, in casa nostra parlavamo sempre il dialetto Piemontese. Mia nonna e mio padre leggevano libri italiani, giornali e periodici. Noi ascoltavamo musica italiana, facevamo vino e liquori in casa e mantenemmo una cucina Piemontese. Comunque, anche l'eredita' lombarda di mia madre ebbe un'influenza sui cibi preparati. Sfortunatamente, dopo la morte di mia nonna e di mio padre nel 1959, non parlammo piu' in italiano ed in dialetto Piemontese.


La Sua famiglia ritorno' a casa per una visita o a vivere dopo l'emigrazione iniziale? Mantennero contatti con la famiglia a casa?

Come detto precedentemente, mio nonno Giovanni ritorno' nel 1908, per poter riportare la famiglia negli Stati Uniti. Mio padre, Paolo, dovette essere rimandato a Casale Monferrato nel 1911, dove rimase per 14 anni.

Mia nonna e mio padre, si tennero in contatto con i loro numerosi parenti ed amici di Casale Monferrato. Scrissero numerose lettere nelle quali si scambiarono notizie e fotografie.

Nel 1952 mia nonna ritorno' nella sua citta' natale. Navigo' da New York City a Genova sulla Cristoforo Colombo. Passo' l'estate e l'autunno a far visita alla sua famiglia ed i suoi amici della zona di Casale Monferrato.

Mentre mio padre rimase in contatto per posta con la famiglia a Casale Monferrato; non ritorno' mai piu' in Italia.


Si identifica piu' come americano, italiano o Piemontese?

Io mi identifico come americana con un'eredita' Piemontese. Per chiarire meglio scrivo quanto segue:

Nel 1928 mia nonna divenne cittadina naturalizzata degli Stati Uniti e mio padre lo divenne nel 1931. Nel novembre 1937 i miei genitori e un fratello di 5 anni si trasferirono da Astoria, New York City a Bergenfield nel New Jersey. Bergenfield era una piccola citta' vicina a New York City.

L'area di Bergenfield era abitata da persone con estrazioni etniche diverse. I miei genitori e mia nonna si fecero molti amici nel quartiere. Mentre il dialetto Piemontese e le tradizioni furono mantenute in casa, adottarono anche un modo di vivere americano. Questo e' l'ambiente nel quale io sono nata. Sia mio padre che mia nonna sono morti quando io ero adolescente. Di conseguenza non parlammo piu' il dialetto Piemontese. Solo piu' tardi nella mia vita ho riscoperto ed apprezzato il mio legame col Piemonte.


Ha visitato il paese della Sua famiglia in Piemonte? Come e' stata la Sua esperienza?

Dopo la morte di mio padre e di mia nonna nel 1959, noi non abbiamo avuto contatti con i nostri parenti Piemontesi per 30 anni. Poi, nel 1989, mio marito ed io andammo in Italia per la prima volta. Dopo aver girato l'Italia andammo a Casale Monferrato con la speranza di ritrovare la mia famiglia. Usando la guida telefonica locale, grazie alla perseveranza e l'assistenza di un impiegato di albergo, molto gentile, che ci fece da traduttore, noi ci siamo riusciti.

Che meraviglioso incontro (riunione) fu quello! Il calore e l'affetto con i quali ci diedero il benvenuto dopo cosi' tanti anni furono veramente fantastici. Fummo accompagnati da una casa all'altra da mio cugino, Luigi Botto. Ad ogni fermata incontrammo un parente diverso, Botto o Acuto. Nonostante la nostra incapacita' di parlare l'italiano ed il loro inglese limitato, noi riuscimmo a comunicare con gli altri. Chiaramente, gli ospitanti ci offrirono da mangiare e bere un po', in ogni casa. Poi, la famiglia Botto prenoto' un banchetto speciale in un ristorante locale, il Ristorante La Torre, dove potemmo incontrare "ufficialmente" i membri della nostra famiglia.

Ci servirono, portata dopo portata, i piatti regionali e ci spiegarono il significato di ognuno (di essi). E ci furono molti, molti brindisi coi vini regionali. (E' stata) una serata che non dimentichero' mai!

Prima di partire promettemmo di tenerci in contatto e di ritornare di nuovo, presto. Un cugino disegno' un albero genealogico di base della famiglia Botto, che mostra uno dei rami piu' giovani. Io ho conservato questo albero e lo porto con me ogni volta che visitiamo l'Italia.

Ci regalarono una confezione di latta contenente i Krumiri, biscotti dolci specialita' di Casale Monferrato; erano i biscotti preferiti dalla mia nonna.

Durante questa breve visita, cenammo anche con la famiglia Acuto. Incontrammo mio cugino Maurizio e sua moglie Maria, che continua a risiedere nella casa dove un tempo vissero i miei nonni. Giuseppe Acuto (Pippo) e sua moglie Anna furono molto ospitali, nonostante il loro figlio, Giampiero fosse morto recentemente in un incidente stradale. Alla mattina ci servirono anche un "cocktail americano", al quale segui' un grande pranzo. Come speciale ricordo ci diedero uno dei libri di Giampiero sulle grandi ville italiane.

Noi siamo rimasti sin da allora in contatto. Nel 1993 mio marito ed io fummo ospiti di Luigi Botto e di sua moglie Olga per un mese intero. Fu un periodo straordinario ed una vera opportunita' di conoscere i nostri parenti Piemontesi. Nonostante la barriera linguistica riuscimmo a comunicare tra noi. Imparammo un po' di dialetto, un po' di italiano e fu come vivere in quella zona. Noi passeggiammo sulle colline, andammo a zonzo lungo il fiume Po e visitammo i siti locali. Un momento culmine fu la visita al Santuario di Crea dove mia nonna ogni anno andava in pellegrinaggio.

Nel settembre 1995, ritornammo in visita per un altro mese. La vendemmia, la raccolta dei grappoli d'uva era appena cominciata. Fu un'esperienza meravigliosa, raccogliendo i grappoli d'uva e dividendoci pasti gustosi, serviti a mezzogiorno, accompagnati da vini abbondanti e da digestivi alla fine del pranzo. Il cibo ed il cameratismo mi facevano riaffiorare i miei ricordi di infanzia, quando la mia famiglia nata in Italia ed i miei amici erano ancora vivi.

Luigi Botto ci mostro' come i grappoli d'uva venivano portati alla cantina locale, come fosse stimato il loro valore e come il processo continuasse fino alla produzione del vino. Lui ci mostro' anche come gli scarti, fossero trasformati in grappa presso la locale distilleria Magnoberta.

Alcuni dei nostri momenti migliori e piu' commoventi furono passati a tavola a fare la conoscenza dei nostri parenti Piemontesi. Ognuno di essi fu molto generoso, ospitale e pieno della vita! Durante un pranzo, mio marito espresse un interesse per i grissini. Al "banchetto" successivo, la tavola intera fu coperta di grissini! La lingua continuo' ad essere un problema ma, tra un dizionario sempre presente, una "lavagna magica" per scrivere le parole, espressioni con il viso e gesti con le mani, noi riuscimmo a comunicare.

Tuttavia, un giorno, Olga, moglie di Luigi, stava parlando delle formiche. Ma mio marito, non riusciva a capire, perche' lei si lamentasse che c'erano troppi piani di formica in cucina. (NB in italiano in entrambi i casi la parola e' formica, ed a questo e' dovuta la confusione di Giacomo. In inglese, infatti, si usano due termini diversi: la formica (insetto) si dice "ant", mentre la formica (rivestimento plastico) si dice formica come in italiano).

Mentre eravamo in visita a Casale Monferrato, diventammo anche buoni amici con Livio Garrone di Murisengo e con la sua famiglia. I suoi genitori, Mario ed Itala, conducono una grossa ditta che imbottiglia il vino. Livio ha un bel negozio di articoli da regalo ed antichita', L'Orizzonte, a Casale Monferrato.

Noi manteniamo frequenti contatti (con i parenti di Casale) ed io ho fatto tesoro della mia eredita' Piemontese.


Ha studiato la Sua genealogia Piemontese? Per favore spieghi perche'.

Ho cominciato, partendo dall'albero genealogico di base della famiglia Botto che mi e' stato dato nel 1989, nel corso della mia prima visita in Italia. E' stato ampliato da allora e ad esso e' stato aggiunto l'albero genealogico della famiglia Acuto.

E' un lavoro ancora in corso, comprendente al momento 140 membri della famiglia. Io ho ricercato vecchi appunti, avvisi di morte, lettere e altri documenti che erano stati conservati da mio padre e da mia nonna. Questi "indizi" mi hanno condotto ai registri di varie agenzie governative, manifesti di carico navali, biblioteche ecc. Ho anche scoperto che l'origine del nome "Acuto" risale al 1300.

Questa ricerca e' stata l'esperienza piu' gratificante. Mi ha dato un senso della storia, del luogo, dell'appartenenza. Raccomando fortemente di visitare Ellis Island, sia il luogo che il sito internet.

Oltre alla genealogia, il mio studio della lingua e della cultura italiana mi aiutano a comunicare meglio con i miei parenti in Piemonte, ampliano il mio modo di vedere ed hanno reso i nostri viaggi in tutta l'Italia molto piu' piacevoli ed interessanti.


Appartiene a Piemontesi nel Mondo, Famija Piemonteis o alcuna altra organizzazione?
No. Nell'area dove vivo ci sono pochi Piemontesi.

 

Traduzione da Alfredo Frixa.

 

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